‘L’arte pianistica di Albertina Dalla Chiara’ di Quirino Principe
I viaggi, le peregrinazioni, le soste frettolose di città in città rendono distratti, impediscono la continuità del pensare e ne interrompono la concentrazione, sviano dagli oggetti primari. Naturalmente, ciò che per natura deve attrarre l’attenzione salta agli occhi prima o poi, ma troppo spesso poi piuttosto che prima. Ciò non vieta, tuttavia, di riguadagnare il tempo perduto. Ho conosciuto alcuni anni fa la pianista veronese Albertina Dalla Chiara, e ho imparato gradualmente ad apprezzarne l’arte interpretativa; anzi, ad ammirarla, e soprattutto a sentirla e a condividerla grazie alle emozioni che questa musicista sa produrre e grazie ai significati che attraverso le emozioni vengono trasmessi. Di quale natura sono quei significati? Uso per principio due criteri d’individuazione; la prevalenza, nell’interpretazione, dell’astrazione intellettuale (che analizza, decodifica e ricostruisce il sistema linguistico dell’opera musicale come se lo “traslitterasse”, per esempio, dall’ideogramma alla scrittura alfabetica) oppure la preminenza di un’intelligenza sensitiva fondata sull’uso dei sensi e dei moti corporei come organi d’intelligenza e di lettura del reale; in secondo luogo, la vocazione ad affrontare un testo pianistico dall’esterno (alla maniera di Benedetti-Michelangeli o di Pollini o di Serkin, casi tipici, fra l’altro, di lettura preminentemente intellettualistica) oppure dall’interno, sul modello di Gould o di Rubinstein o di Firkusny, a loro volta casi esemplari d’interpretazione genialmente sensitiva. Il caso di Albertina Dalla Chiara è quello di una pianista ultrasensitiva e introversa che, proprio entrando nel testo musicale con tutto l’abbandono possibile suggerito dalla preminenza dei sensi intelligenti e con tutta la concentrazione prodotta dall’interiorità che in origine comprime e raddensa in lei la concezione unitaria della composizione da eseguire, trova le energie adatte a sviluppare un’eloquenza di taglio perfetto, che si traduce da un lato nell’esattezza del peso, del fraseggio e della meccanica sublimata in ars poetica, dall’altro si libera da ogni condizionamento intellettualistico e da ogni mediazione. Una pianista raffinatissima e colta, cui forse la troppa cultura imporrebbe vincoli, se ella non riuscisse, con l’intelligenza sensitiva che possiede in sovrabbondanza, a rendere trasparente lo schermo che la sua introversione di fondo costruisce non come difesa ma come sfondo per leggere, in proiezione i significati della musica. Proprio per questo, il repertorio pianistico di natura simbolista e impressionista le è particolarmente congeniale, poiché le offre un cimento di chiarezza e di affinamento del suono da cui ella esce sempre vittoriosa.

MITO SettembreMusica 2010, Guido Salvetti
Nel concerto di Milano Chopin è apparso in tutta la sua profondità: quella dove una cantabilità brumosa fa tutt’uno con percorsi armonici e formali sempre sofferti e sorprendenti. Vi è stata alla base una felice scelta dagli Scherzi, dalle Ballate e dalle Mazurche, con la costante rinuncia agli sfoggi esteriori di bravura, così come ad ogni facile sentimentalismo. E’ sempre più raro che una mano magnifica e un perfetto appoggio in tastiera resistano alla tentazione di venire in primo piano. Albertina Dalla Chiara, che possiede al massimo grado entrambe queste doti, è parsa tutta concentrata sulle ragioni della musica; e questi testi musicali, che credevamo di conoscere da sempre, ci sono apparsi in una luce tutta nuova e avvincente.

Da una lettera di Franco Agostini
Il suo approccio interpretativo è di un’immediatezza coinvolgente e di un’innocenza disarmante. Il suo senso formale è rigorosissimo e la logica e la coerenza appaiono assolute. Una sottile vena malinconica – quasi un’imprecisata Sehnsucht – permea le sue esecuzioni, come per la sopravvivenza interiore di un’Erlebnis affettiva lontana e vaga… Forse per questo in ‘Des Abends’, in ‘Der Dichter spricht’, come pure nella centrale ‘Kalenda di Natale’ dello Scherzo in si minore, ha decisamente raggiunto un vertice di struggente verità.